sabato, maggio 13, 2006

SIAMO TUTTI SBRINDELLONI

Mi sa tanto che il gioco, del calcio, s'è rotto...
siamo passati da un gioco con la "G" maiuscola, ad un business con la "B" maiuscola.
Miliardi a fiumi, prima, televisioni poi hanno ridotto il tanto amato sport nazionale ad una vera e propria buffonata, anche questa con la "B".

[...]La Juve si compra le partite[...]
[...]La Juve si compra gli arbistri[...]
[...]la sudditanza psicologica degli arbitri[...]
e altre mille frasi e luoghi comuni; una volta forse, oggi TUTTI VERI
Si è scoperto quindi che la Juventus, anzi, la sua Dirigenza, le partite e gli arbitri se li comprava per davvero!!!

Poi, c'è la GEA, altra pozza melmosa dove il calcio è andato a finire.
Figli di alcuni dei dirigenti più in vista del nostro calcio dirigono una società che gestisce gli interessi di una grande fetta dei calciatori che giocano in italia.
Basta scartabellare un pò questo blog e si trova un articolo di repubblica di qualche tempo fa dove emergevano i nomi di : Alessandro Moggi ( figlio di Luciano DG Juventus ), Chiara Geronzi ( figlia del noto patron di Capitalia ), poi il figlio di Lippi ( CT della Nazionale ), i figli di Tanzi ( ex patron del Parma e della Parmalat finito in inchieste giudiziare con successivo arresto ), i figli di Cragnotti ( vedi curriculum di Tanzi )...questi alcuni nomi.

La GEA, fa tante cose, la gestione dei giocatori è la più piccola, tra i suoi servizi troviamo anche :
"Diritti televisivi e Nuove Tecnologie": gestione delle trattative con i mezzi ed i fornitori, negoziazione e verifica dei diritti, pianificazione e formalizzazione dei contratti.

Vi si drizzano le antennine?...ancora no?
Ci sarebbe da star qui a scrivere fino a domani...
adesso si guardano con occhi diversi le esternazioni fatte da Sensi qualche anno fa che asseriva esserci un complotto ai danni della Roma; mai cosa fu più vera.
L'AS Roma era tra quelle società che non si sono volute allineare e quindi andava punita con sgarbi arbitrali e decisioni controverse, mentre la Juventus e le sue squadre satellite ( Lazio in primis ) scalavano le zone alte della classifica.



Poi ci sono i giocatori che scommettevano sui match truccati per arrotondare gli stipendi, sugli scudi la poca scaltrezza di Buffon e compagni.

Tutto questo farà cadere un castello dalla pareti d'oro ma dalle fondamenta MARCE, MARCE come quelli che dentro quel castello hanno bivaccato per decenni.

Un ipotesi asurda, ma nemmeno più di tanto, sarebbe se tutti gli abbonati SKY chiedessero il rimborso di soldi spesi per vedere partite e campionati decisi a tavolino, non sarebbe male vero?
Vediamo se arriviamo anche a questo.
Voglio anche sperare che, scoperchiato questo mare magno di brogli, minacce e TANGENTI, la giustizia sportiva, sia pesante con i colpevoli.
Il GENOA ha avuto la retrocessione per avere falsato UNA PARTITA, qui si parla di UN INTERO CAMPIONATO.
La differenza è sostanziale, ma la differenza sta nell'averci TRUFFATO e derubato di un gioco, posto che ancora di questo si tratti.



THIS IS FOOTBALL...GRAZIE RAGAZZI!!!







MA ADESSO, LEVATEVI DALLE





L'accusa ha ricostruito come Moggi, Giraudo e gli altri quattro
condizionavano il campionato: chi non ci stava era perduto

Minacce, imbrogli e moviole
così agiva la Cupola del pallone
di MAURIZIO CROSETTI


TORINO - I magistrati lo hanno chiamato "grumo di potere", ma anche Cupola. Sei personaggi che sarebbero i fondatori di un'associazione a delinquere grottesca e spietata, casereccia e terribile, in grado di controllare tutto il calcio italiano. Ramificata, come ogni piovra che si rispetti, per mettere i tentacoli ovunque: in campo, nel mondo arbitrale, nei palazzi della Federcalcio, nelle stanze del calciomercato, nelle redazioni soprattutto televisive, nelle moviole che fanno l'autopsia delle partite e stabiliscono con chirurgica esattezza se c'è un fuorigioco oppure un rigore.
Anche lì, il capo della Cupola e cioè Luciano Moggi, riusciva a intervenire:
"È fuorigioco di cinquanta centimetri? E tu lèvane trenta!"
La procura di Napoli fa nomi e cognoni dei sei soci fondatori di questa società del trucco. Il capo, si sapeva, è Moggi. Accanto a lui, Antonio Giraudo, uno con meno influenze rispetto a Lucianone ma più scaltro nel gestirle, e non altrettanto rozzo. Siccome il principale tentacolo doveva raggiungere gli arbitri, è stato necessario cooptare nella società i due ex designatori: Pier Luigi Pairetto e Paolo Bergamo. E siamo a quattro.
Ne mancano altri due. Innocenzo Mazzini, ex vicepresidente della Federcalcio, l'uomo che serviva per manovrare il Palazzo o almeno orientarlo, e poi un arbitro in servizio permanente effettivo, Massimo De Santis: gli inquirenti sospettano che fosse il referente di Moggi, colui che avrebbe addestrato altri arbitri sporchi a comportarsi in un certo modo.
Per esempio, usando i cartellini gialli delle ammonizioni con metodo, nei confronti dei giocatori diffidati, prossimi avversari della Juventus. Sarebbe appunto bastato un cartellino per far scattare la squalifica, e questo avveniva con geometrica regolarità.
I sei associati si muovevano insieme, passando dal drammatico al comico. Drammatica e comica allo stesso tempo è l'intercettazione fresca fresca, in cui Moggi dice del suo nemico Zeman:
"Bisogna a questo qua fargli prendere le emorragie, dandogli un danno a questo qua, una legnata, inventandoci qualcosa".

Invece è più che altro da ridere la scena, anche questa emersa ieri dagli atti di Napoli, in cui Moggi e Giraudo chiudono a chiave l'arbitro Paparesta e i guardalinee nello spogliatoio dello stadio di Reggio Calabria dopo un arbitraggio sgradito.
L'incrocio dei desideri juventini, quasi sempre realizzati (al punto che la società bianconera ora rischia la retrocessione in B o addirittura in C, e almeno uno scudetto) andava a ricadere sui destini di altre squadre amiche o invise. Ancora una volta, per cambiare la sorte e orientare i risultati si usavano gli arbitri.

Dunque, i designatori. Pairetto per le Coppe internazionali, Bergamo per il campionato. Un'altra registrazione telefonica inedita fino a ieri, mostra appunto Bergamo (che Moggi chiama "Atalanta": il nome della squadra bergamasca) che prende l'ordine di punire Collina e Rosetti, direttori di gara non allineati, nel corso di un siparietto in cui il vero designatore è proprio Moggi: è lui a preparare le "griglie" del pilotatissimo sorteggio.
Perché la società diventasse sistema, occorrevano però i ganci giusti nel mercato (ecco la Gea del figlio di Moggi) e nei mass media, specialmente la tivù: controllare moviole e moviolisti, primo fra tutti l'ex arbitro ed ex designatore Baldas, significava orientare l'opinione pubblica e stroncare, oppure incoraggiare le carriere dei fischietti: cioè la vera moneta di scambio della corruzione.

Perché gli arbitri allineati non prendevano soldi o automobili (forse Rolex sì), bensì facevano carriera, diventavano internazionali o, come nel caso di De Santis, arrivavano alla Coppa del mondo, il massimo onore, un traguardo che non ha prezzo.
Ma ancora non era sufficiente. La Cupola non poteva accontentarsi di arbitri, designatori, mercato e televisioni. Doveva radicarsi in Federcalcio, ed ecco il tentacolo di Innocenzo Mazzini, cognome storico da carbonaro e linguaggio da varietà.

A Moggi che gli caldeggia l'assunzione della signora Maria Grazia Fazi, una che sa troppe cose degli arbitri (di cui è segretaria) e che magari un giorno le andrà a spifferare, come ha già minacciato, il buon Mazzini replica: "Ti ho capito, sudicione, ci hai un culo da impiantare". Invece era solo una carriera da assecondare. Cosa che puntualmente avvenne.
Federcalcio, per Moggi e soci, voleva anche dire nazionale. E tentativi di pressioni sul ct Lippi, che comunque non è tra gli indagati: consigliare non significa che il consiglio venga poi ricevuto. Ci provò pure Carraro, il presidente federale che ha appena dato le dimissioni: disse a Moggi di parlare a Lippi. Eppure, Carraro - lui sì indagato - si prende da Lucianone anche gli insulti. Strano, una volta erano amici, poi dev'essere successo qualcosa.

Ma il "grumo di potere" non si ferma a Torino, anche se dalla Juventus parte. Contagia, sporca e controlla - secondo i magistrati - anche Milan, Lazio e Fiorentina, infatti nel succulento elenco dei 41 indagati figurano Andrea Della Valle e Claudio Lotito. E da Firenze si dichiarano vittime del "metodo Moggi": o con lui, o perduti per sempre.