giovedì, luglio 31, 2003

Chiedi Perdono

I libbbri di Isabu'


L'autrice : Ann Marie MacDonald


Ann Marie MacDonald


Perchè tanta animosità attorno a quest'opera?
perchè questo libro, è uno di quelli che puoi rileggere all'infinito e, ad ogni lettura, carpire e captare
messaggi diversi, perchè questo è un libro che ti cattura fin dalla prima pagina, perchè questo più che
un libro, è un Odissea che attraversa più di trent'anni di storia, ora non vi rimane che andarvelo a comprare; ma se
ancora non siete decisi, prima leggetevi la recensione...prego ;)


La colpa e l'estasi nel capolavoro della canadese Ann-Marie MacDonald
di Luigi La Rosa


C'è un romanzo che lascia nel lettore una sensazione nitida, precisa, inconfondibile.
Il senso dell'infinito.
La misura di un tempo ciclico, che procede rafforzando i significati della pagina, caricando la continuità del racconto di simbolismi ed enunciati.
Chiedi perdono, questo il titolo dell'opera in questione, capolavoro assoluto di una narratrice d'eccezione: la canadese Ann-Marie MacDonald, drammaturga e attrice di successo, già affermata negli ambiti del teatro, del cinema e della televisione.


James fa l'accordatore di pianoforti quando incontra lo sguardo della dodicenne Materia nella casa dei suoi genitori. È piccola, curiosa, avida.
Si ferma sotto l'arco grande del salone e lo fissa dentro una pozza di luce. Quel giovane uomo biondo, la certezza di una promessa.
Quel ragazzo le mette dentro la tentazione dell'oceano.
Quando vanno via nella speranza di un futuro d'amore, il padre di Materia sigilla il suo giuramento con la cenere:
non rivedrà più quella figlia della vergogna, e le sue volontà ricadranno sul futuro dell'intera famiglia.


È così che ha inizio la bellissima saga familiare dei Piper, anticipata dal magico prologo di Fotografie mute,
dove la scrittrice ripercorre le foto di ciascun personaggio, sfiorando i sorrisi, gli sguardi, le interrogazioni, i turbamenti, con un tono di livida poesia.


"Questa è una fotografia della città dove vivevano. New Waterford. È una notte illuminata dalla luna.
Immagina di guardare dall'alto di un campanile le vivide sfumature di luce e ombra della fotografia.
Un centro minerario a ridosso di una scogliera che strapiomba su lembi di spiaggia rocciosa, dove il mare argenteo si frange e rifrange, blandendo la luna.
Pochi alberi, erba rada.
Dài un'occhiata laggiù, alla via dove abitavano. Water Street. Una strada di polvere compatta e sassi sparsi che, dopo l'abitato, porta al grande cimitero a picco sull'oceano. Il sospiro che senti è solo il mare".



Solleviamo per un momento l'obiettivo da quella piccola stradina sepolta dalla polvere e osserviamola nella sua interezza, Cape Breton,
un'isola di acerba bellezza chiusa nel tedio primordiale dei suoi ricordi.
Delle sue malinconie. È qui che la famiglia di James e Materia conquista gli spazi angusti della propria esistenza, dettando illusioni e fasti,
sancendo amori e passioni, disegnando itinerari esistenziali e percorsi umani.
Chiedi perdono è soprattutto una potente epopea del senso di colpa.
Il male che abita la casa dei Piper è lo stesso che si tramandano come un segreto attraverso le generazioni, di padre in figlio, di fratello in sorella,
fino alla fine dei tempi, in un turbine di sentimenti e di pulsioni che fanno delle quasi seicento pagine di quest'opera un affresco di insuperato splendore.


James sa che tra tutti i figli, Kathleen è quella che gli somiglia di più. Che ha recepito la sua antica passione per la musica.
Lei, con quei capelli rossi da diavolo e da strega, ma la voce è quella di un usignolo innocente, la voce di un angelo.
Preferirebbe che tra lui e la figlia non ci fosse quell'imbarazzante presenza della moglie.
La sua incultura. La sua pelle nera da araba mancata. La sua intolleranza. Il suo poco amore per i libri.
Per Kathleen sogna la gloria, i teatri italiani, New York. Kathleen, l'immagine stessa della bellezza e della grazia.
La sua Eleonora Duse. La fata elegante. Il suo è un amore solitario, struggente, che si consuma nella pura contemplazione di un talento,
ma che prima o poi detterà le sue esigenze, i suoi bisogni più efferati.


"Kathleen a New York è in tutto e per tutto Kathleen. Questo è l'effetto che fa una città, se è quella giusta.
Lei ha personalità da vendere, niente passato e non ha mai respirato tanta aria in vita sua.
Viene da un'isola dell'Atlantico circondata solo da aria di mare, eppure è nei corridoi a cielo aperto di questa fantastica città, opera dell'uomo,
che finalmente riesce a respirare. È di quest'aria che vivono gli dèi. Gli dèi che realizzano qualcosa.
Non gli dèi che si gingillano su antichi promontori esalando vapori fossili, nell'attesa che qualcuno ricostruisca i frammenti di saghe dimenticate,
disfatte dal tempo. Quelli sono dèi che a furia di starsene sulle rocce stanno per diventare di pietra. I nuovi dèi, invece!
Quel radioso coro baritonale. Dimorano in ogni putrella d'acciaio, in ogni ponte sospeso, in ogni sfavillante treno d'argento,
in tutte le cose verticali e orizzontali, nei vetri, nella ghiaia e nella sabbia. Fanno grandi respiri e producono grandi suoni,
e a ogni respiro e a ogni suono schiudono un'altra fetta di cielo".



La scrittura di Ann-Maria Macdonald possiede una semplicità e una pulizia notevoli, che si prestano magistralmente alla narrazione del tempo che fugge.
Le esistenze di James, Materia, dei loro figli così diversi eppure così simili, della guerra come un misterioso frastuono poco lontano:
tutto si armonizza in un tratto incisivo che percorre la pagina dalla prima all'ultima riga, disegnando avvallamenti, circonvoluzioni emotive,
curve del pensiero, alchimie dei sensi.
Un chiaroscuro che non dimentica mai le sue valenze di morte, il suo color d'osso di seppia, perché alla fine,
l'unico vero protagonista in mezzo a tanto caos, è solo, probabilmente, l'oblio.


Bello, bellissimo romanzo d'esordio riconosciuto con il Commonwealth Writers Prize.
Chiedi perdono, cui il titolo imprime già la bruciante cifra del suo tormento esistenziale e della sua sensibile vocazione al dramma,
è un'opera che ci consegna, intatto e vibrante, il senso doloroso della vita e del tempo.
Non ci sono argini nella vita, così come non ci sono in questa scrittura superba, libera, capace di suonare come la corda di un violino secentesco.
Non possiamo non riconoscere in Ann-Marie Macdonald, una delle più abili e virtuose creatrici di storie dei nostri giorni.

Ann-Marie MacDonald
Chiedi Perdono
gli Adelphi, Milano, 2002
pp. 589 - 10 Euro



Un piccolo escursus tra le varie copertine ed edizioni


la copertina Originale





la copertina dell'edizione Inglese





un altra versione canadese



la versione italiana





la versione tedesca

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