mercoledì, dicembre 14, 2005

BECCATI!

hanno cominciato a saltare i primi "inculabili" della situazione, solo che, com'è giusto che sia, "Muoia Sansone con tutti i Filistei" e così pian pianino come le tessere del domino, stanno cascando tutte le tessere fino alla più grande ( Mr. Banca d'Italia ).
Hanno cominciato sacrificando il più fesso della compagnia, ora è toccato a Fiorani ( che sta alloggiando a San Vittore ) e poi?

Questa estate la trasmissione di RAI TRE "Report" ha fatto una bellissima inchiesta andando a toccare tutti i nervi scoperti delle tre scalate fallite, che hanno tenuto banco tutto il panorama politico-economico nazionale, ed estero.

Ma veniamo alla cronaca di Oggi :


il dott. Fiorani

La Finanza in case e uffici di manager vecchi e nuovi di Bpi
Pesanti le accuse nell'ordine di custodia per l'ex ad
Antonveneta, altre perqusizioni
"Fiorani, associazione criminosa"


MILANO - Una quindicina di perquisizioni sono state eseguite stamattina dalla Guardia di Finanza nell'ambito dell'inchiesta sulla scalata Antonveneta che ha portato ieri all'arresto dell'ex amministratore delegato di Bpi Gianpiero Fiorani. Le perquisizioni riguardano manager della Banca popolare italiana attualmente in carica o che lo sono stati in passato, compresi il presidente Giovanni Benevento e il vicepresidente del Cda Desiderio Zoncada.

Nella notte le Fiamme gialle avevano invece completato alcuni accertamenti di rito presso le abitazioni di Fiorani e delle altre persone colpite dall'ordine di custodia cautelare emesso dal gip di Milano Clementina Forleo. L'ex amministratore di Bpl è ora rinchiuso nel carcere di San Vittore con le accuse di aggiotaggio, associazione per delinquere insider trading, truffa aggravata e appropriazione indebita.

Il quadro accusatorio che emerge nei suoi confronti dal dispositivo di custodia cautelare è davvero pesante. Fiorani, scrive il giudice Forleo, "costituiva, promuoveva, organizzava e dirigeva l'associazione criminosa" ed era lui che individuava "le operazioni immobiliari e finanziarie, dalle quali trarre illeciti profitti". Inoltre, si legge sempre nell'ordine di arresto, si sarebbe occupato "per il tramite dei suoi uomini di fiducia delle trattative, anche occulte" per l'acquisizione della svizzera banca Adamas e la dismissione degli asset immobiliari del gruppo Bpl. Trattative dalle quali "conseguiva per sé e per altri ingenti profitti".

Dalla ricostruzione della procura emerge anche che gran parte dei soldi frutto delle appropriazioni indebite effettuate da Fiorani e dal suo entourage andavano a politici nazionali. I magistrati ritengono che fosse questa la ragione per cui andava preservata "l'italianità" di Antonveneta e della banca di Lodi. I nomi dei politici che beneficiavano dei versamenti sono coperti da omissis. A rivelare la destinazioni dei profitti illeciti ottenuti da Fiorani e soci sono stati alcuni ex collaboratori dell'istituto di credito. Il flusso di denaro era garantito da piccole operazioni illecite, addebiti fittizi e commissioni inventate sui conti correnti dei risparmiatori.

Insieme a Fiorani sono stati arrestati ieri sera l'ex direttore finanziario Gianfranco Boni, considerato il suo braccio destro, e l'ex consulente della banca lodigiana Silvano Spinelli, uomo di fiducia per le operazioni riservate, ora agli arresti domiciliari.

Mandati di arresto sono stati emessi anche nei confronti di Fabio Massimo Conti e Paolo Marmont, gestori del fondo delle Cayman Victoria and Eagle, uno dei principali azionisti della Bpi ma in realtà controllato dallo stesso istituto. Per loro l'accusa è di associazione per delinquere e riciclaggio. Marmont, per ora, non è rintracciabile: secondo alcune fonti si troverebbe in Svizzera, a Lugano.

(14 dicembre 2005) - fonte Repubblica.it






ancora Cronaca di oggi :

L'ex patron Bpi prelevato dalla Guardia di finanza nella sua casa
In manette anche alcuni dei suoi più stretti collaboratori
Antonveneta, arrestato Fiorani
Nel mandato "soldi ai politici"

Le accuse: aggiotaggio, associazione per delinquere
insider trading, truffa aggravata e appropriazione indebita


MILANO - Arrestato Gianpiero Fiorani. Il provvedimento del gip di Milano Clementina Forleo per l'ex numero uno della Bpi ed altre 5 persone è stato firmato in seguito all'indagine della Procura sugli affari occulti della Banca Popolare Italiana per la scalata ad Antonveneta. E dal mandato emergono movimenti di soldi destinati ad esponenti politici. La Guardia di finanza ha eseguito l'arresto di Fiorani nell'abitazione del banchiere a Lodi, per molto tempo considerato un protetto del governatore di Bankitalia Antonio Fazio.

L'operazione è partita ieri sera alle 19. Duecento uomini della Guardia di Finanza sono andati a Lodi, Codogno e Lugano. Hanno perquisito società, uffici di commercialisti e abitazioni. Le accuse per Fiorani sono pesantissime: aggiotaggio (aver diffuso notizie false per alterare il corso dei titoli in Borsa), insider trading (aver utilizzato notizie riservate), truffa, truffa aggravata, appropriazione indebita e associazione per delinquere finalizzata al compimento di questi reati.

Non solo. Dai mandati di cattura emerge che gran parte dei soldi frutto delle appropriazioni indebite effettuate da Fiorani e dal suo entourage andavano a politici nazionali. Per questa ragione si doveva preservare "l'italianità" di Antonveneta e la banca di Lodi. E' uno dei passaggi cruciali del provvedimento firmato dal gip Clementina Forleo. I nomi dei politici sono coperti da omissis. A rivelare la destinazioni dei profitti illeciti ottenuti da Fiorani e soci sono stati alcuni ex collaboratori dell'istituto di credito.

In sostanza dal provvedimento emerge che parte del denaro andava ai politici, Fiorani e gli uomini a lui vicini guadagnavano mentr ele perdite venivano caricate sui conti correnti dei risparmiatori tramite addebiti fittizi e commissioni.

Con l'ex patron di Bpi, è stato arrestato l'ex direttore finanziario Gianfranco Boni, considerato il suo braccio destro. L'ex consulente della banca lodigiana Silvano Spinelli, uomo di fiducia per le operazioni riservate, è agli arresti domiciliari.

Nell'inchiesta Antonveneta sono stati emessi anche mandati di arresto per Fabio Massimo Conti e Paolo Marmont, gestori del fondo delle Cayman Victoria and Eagle, uno dei principali azionisti della Bpi ma in realtà controllato dallo stesso istituto. Per loro l'accusa è di associazione per delinquere e riciclaggio. Marmont, per ora, non sarebbe rintracciabile: secondo alcune fonti si troverebbe in Svizzera, a Lugano. Conti, invece, è stato arrestato. Indagato, inoltre, anche l'avvocato Ghioldi, fiduciario di una serie di società e conti occulti - secondo le accuse - su cui venivano fatti confluire dai due gestori i proventi delle appropriazioni indebite.

Per Fiorani e Boni si sono aperte le porte del carcere di San Vittore. Le misure chieste dalla procura e firmate nei giorni scorsi dal gip Clementina Forleo, infatti, prevedono la detenzione "più dura" per l'ex ad di Bpi e per il suo ex direttore finanziario.

Indagato a piede libero per concorso anche Giuseppe Besozzi. L'imprenditore agricolo avrebbe avuto un ruolo di rilievo nella scalata occulta della Lodi ad Antonveneta. Non ci sono altri nomi "eccellenti" nel provvedimento.

"Tra Spinelli, Besozzi e il sottoscritto c'è un sostanziale rapporto di società per cui ci dividevamo gli utili prodotti con le operazioni mobiliari", aveva ammesso Fiorani in un interrogatorio nello scorso ottobre spiegando così l'esistenza di una banca nella banca attiva con una cerchia di clienti privati che investivano e guadagnavano in borsa grazie alle informazioni utili procurate dall'istituto.

I magistrati, di fronte a una schiacciante quantità di prove, ("Stiamo tirando le fila di un lavoro enorme, del cui contenuto non sapete quasi nulla", diceva giorni fa una fonte della Procura), hanno deciso di contestare il reato di associazione a un gruppo di indagati, fra cui l'ex presidente e il suo entourage.

L'associazione a delinquere - che va ad aggiungersi all'aggiotaggio e all'infedeltà patrimoniale - già contestati agli indagati, fa sì che l'affaire Antonveneta non sia più inquadrabile come isolato episodio di criminalità economica, ma, di fatto, diventi espressione dell'attività di un gruppo di potere occulto che aveva nella ex Banca Popolare di Lodi il suo braccio finanziario.

La parabola di Fiorani, come quella dei suoi fedelissimi, si è conclusa l'estate scorsa a seguito della vicenda delle intercettazioni telefoniche che hanno coinvolto anche il governatore di Bankitalia e dopo il sequestro delle azioni dei "concertisti" impegnati a scalare la banca padovana. Il gip Forleo vietò a Fiorani e ai suoi l'esercizio dei poteri aprendo la strada all'arrivo del direttore generale Divo Gronchi che ha avviato una profonda opera di pulizia dei conti mentre la partecipazione in Antonveneta, ancora sotto sequestro, è stata ceduta alla rivale Abn.

Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti i provvedimenti sono scattati dopo le dichiarazionmi dell'ex dirigente di Bipielle Suisse, Egidio Menclossi, supertestimone dell'inchiesta, e in seguito ad accertamenti riguardo l'attività in corso da parte degli indagati. In particolare nel mirino dei magistrati sarebbero finiti alcuni movimenti di denaro sospetti compiuti in queste ultime settimane e riscontrati attraverso controlli incrociati con l'Ufficio Italiano Cambi.

Il sospetto, inoltre, è che il gruppo si stesse riorganizzando in vista dell'assemblea del 27-28 gennaio della Bpi, chiamata a eleggere un nuovo consiglio di amministrazione e nella quale per i pm si stava allungando pericolosamente l'ombra della vecchia gestione.

(13 dicembre 2005)







Ma la cosa più SCANDALOSA è come si fregavano i soldi....!!!!!

Nei verbali i protagonisti delle scalate finanziarie dell'anno
Fiorani, Consorte, Sacchetti ed Emilio Gnutti
"Soldi a politici nazionali"
Il gip: rubavano anche ai morti

Ma la frana di confessioni rischia di portarsi dietro anche Ricucci
Fazio e politici di primo piano su cui la procura sta indagando

di MARCO MENSURATI E FERRUCCIO SANSA


MILANO - Soldi rubati perfino ai morti. Caveau svuotati. Denaro sottratto ai piccoli correntisti della Banca Popolare di Lodi. Ma soprattutto la ricostruzione di una rete di interessi e malaffare in cui compaiono tutti i protagonisti della scalate finanziarie dell'anno: Gianpiero Fiorani, Giovanni Consorte, Ivano Sacchetti ed Emilio Gnutti. Ma la frana di confessioni e ammissioni rischia di portarsi dietro anche Stefano Ricucci, Antonio Fazio e una galassia di politici di primo piano su cui la procura sta indagando. L'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Clementina Forleo e consegnata ieri dalla Finanza è soprattutto la storia del nuovo capitalismo rampante italiano, dei furbetti del quartierino: 58 pagine. Tutto comincia dalle dichiarazione di Egidio Menclossi e da numerosi esposti giunti alla procura. È a questo punto che si presenta D. P., regional manager di Bpi.

L'arrivo in procura del testimone segna la svolta dell'inchiesta: "Il 7 ottobre 2005 - è scritto dell'ordinanza - in Procura il testimone racconta di aver avuto incarichi fiduciari per conto di Gianpiero Fiorani fino all'aprile 2004".

Gola profonda e i politici. "Gli incarichi a me affidati - spiega Gola Profonda - consistevano anche nel finanziamento tramite operazioni strategiche di uomini politici di livello nazionale". I nomi sono stati "omissati" dalla Procura in quanto le indagini delicatissime sono in corso. In particolare ci sarebbe stato un personaggio romano incaricato di segnalare i politici da pagare.

Consorte, Gnutti e soci. Il nome di Giovanni Consorte, il numero uno di Unipol, è uno di quelli che compaiono più di frequente. A pagina 16 del provvedimento si ricorda che Fiorani e soci contavano "sull'appoggio di importanti finanzieri, tra cui Consorte, Sacchetti e Gnutti". Ma è lo stesso Gianpiero a scaricare gli ex compagni di scalata: "Fiorani durante gli interrogatori afferma di aver organizzato la scalata insieme con Gnutti con cui aveva progettato di far confluire i pacchetti di azioni in "mani amiche" che ovviamente non avrebbero dovuto entrare formalmente nel patto sennò sarebbe scattato l'obbligo di Opa". Poi tocca a Consorte: "Anche Consorte viene indicato da Fiorani come soggetto che aveva partecipato alle iniziative, acquisendo ulteriori azioni Antonveneta oltre a quelle già in possesso fino al 3,5%". Quindi l'affondo: "Consorte era considerato fidato perché aveva già collaborato nell'operazione E-Archimede". Ma il passaggio più pesante per Consorte e Sacchetti è a pagina 41. Qui si parla di denaro sonante: i due finanzieri avrebbero ottenuto fidi "per 4 milioni di euro senza garanzia con operazioni parallele e sovrapponibili per operare su opzioni put su Stm, Alleanza, Generali, Enel e Autostrade con guadagni per 1,7 milioni di euro ciascuno".

Le mani sulla banca. "Dagli accertamenti della Procura e della Banca d'Italia - scrive Forleo - emerge che, da anni, Fiorani e soci si erano impadroniti del controllo totale dell'istituto utilizzandolo sia per acquisire il controllo di altri istituti (Popolare di Crema), ma anche e soprattutto per acquisire ingenti vantaggi patrimoniali in favore proprio e di terzi, gestendo e operando in pieno arbitrio, nell'assoluta assenza e nella presumibile complicità di organi interni, esterni e soprattutto istituzionali". I proventi delle operazioni finanziarie sui conti privilegiati erano divisi così: due terzi alla banca (e di qui finivano anche ai politici), un terzo ai correntisti.

Il ruolo di Fazio. A mettere nei guai Fazio sono soprattutto le affermazioni di Luca Simona, vicepresidente di Summa Sa., società utilizzata da Fiorani proprio per conquistare la Crema. "Fiorani mi aveva detto che l'operazione per l'acquisto della Popolare era sicura e garantita in quanto coperta e voluta da Bankitalia". Ma non era questa l'unica somiglianza tra l'"operazione Crema" e le altre successive. "L'operazione Popolare di Crema sembra presentare caratteristiche assolutamente simili alle scalate successive".

Finta italianità. Ma tra le considerazioni conclusive, nel provvedimento c'è un altro passaggio pesante che stigmatizza il "tradimento dei piccoli risparmiatori" e la "difesa pervicace della scalata... i soggetti interessati non potevano essere inconsapevoli, né potevano aver agito per tutelare "tout-court" l'italianità del sistema bancario, volendosi, anzi, dovendosi a tutti i costi con essa proteggere - per evidenti e necessitate alleanze politiche ampiamente emerse durante numerose conversazioni intercettate - chi solo dall'"italianità" del sistema bancario avrebbe potuto continuare a fruire di ingenti e illeciti profitti".

Lo spalma-debiti. Fiorani e i suoi, insomma, imperversavano concludendo operazioni su operazioni. Ma non tutto andava sempre per il verso giusto. Capitava che l'"associazione" andasse in perdita. E allora bisognava rimediare. Come? "Spalmando le perdite sui clienti della banca". Clienti inconsapevoli che si ritrovavano d'improvviso un clamoroso "incremento delle spese per commissioni e delle spese varie". In questo modo, scrive il gip, "sono stati provocati ai piccoli risparmiatori della banca danni enormi".

La truffa dei morti. Ma non è tutto, perché gli indagati avevano trovato anche un altro modo di spalmare i debiti: i soldi li prendevano direttamente dai morti. "Quando qualche cliente moriva se i parenti non si affrettavano a chiedere indietro i denari contenuti nel conto corrente, loro li incameravano". Il caveau. Ma i sistemi per svuotare le casse della banca erano molteplici e non sempre passavano attraverso abili operazioni sui conti correnti dei clienti. "In qualche caso - è scritto nei documenti notificati agli avvocati - gli investigatori hanno trovato ammanchi direttamente nei caveau della banca".

Ricucci & Billé. Massimo Pulcini, il revisore contabile di Magiste (la società di Stefano Ricucci, ndr), interrogato dai pm, dice senza tanti giri di parole: "Garlsson e Magiste (le società impegnate nella fallita scalata alla Rcs, ndr) hanno ottenuto da Bpl affidamenti con tassi fuori mercato. Per quanto riguarda l'operazione di via Lima (il famoso affare da 60 milioni nel quale Billè ha versato subito una caparra da 39 milioni nonostante il rogito sia previsto, forse, nel 2006 al termine della ristrutturazione, ndr) non c'era alcuna giustificazione economica".

Il tesoro di Fiorani. Tra un insider trading e l'altro, Fiorani si è garantito la pensione accantonando una vera fortuna. "Secondo quanto è stato possibile stimare, Fiorani avrebbe attualmente un disponibilità di 70 milioni di euro, già messa in salvo".


(14 dicembre 2005)

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