venerdì, ottobre 18, 2002


Ieri sera su Rai Due, hanno fatto un film bellissimo.
Era parecchio tempo che non guardavo la TV, ma ieri quest'opera mi ha proprio catturato.
Il film è uscito qualche anno fa - 2/3 forse - e parlava della storia di Rubin "Hurricae" Carter:
pugile nero degli anni '70 che venne incolpato di omicidio per motivi razziali.
Interprete del film è Denzel Washington, il che già da se da grande spessore.
La storia della sua vita è una di quella che ti fa salire lo stomaco fin su alla gola, è tragica e
meravigliosa al tempo stesso, e vale la pena di essere raccontata.
Vi lascio alla lettura della storia della vita/film di hurricane in questa scheda che ho trovato
nel mio cerca cerca in internet



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"We do not know what love is because we do not know who we are."
:.Rubin "Hurricane" Carter.:
( Noi non sappiamo cos'è l'amore perchè noi non sappiamo chi siamo )









Hurricane


di Norman Jewison









Avrebbe
potuto essere il campione del mondo", cantava Dylan nella sua
canzone del '75 e se non fosse stato mandato in galera per un triplice
delitto che non aveva mai commesso, ce l'avrebbe fatta sicuramente.
Rubin "Hurricane" Carter era il più forte nel '63
e aveva anche una testa. Non andava a genio ai poliziotti (e non)
bianchi del New Jersey che un "nigger" salisse sul podio
dei pesi medi e sapesse anche parlare e dire la sua. Lo incastrarono,
e per vent'anni le autorità americane lo lasciarono marcire
innocente in un penitenziario, fino a quando, riaperto il caso grazie
ad un gruppo di attivisti canadesi, il giudice Sarokian accusò
la giuria dell'epoca di essersi fatta influenzare dal clima razziale
di allora e aver condannato Rubin sulla base di questo pregiudizio.







Jewison
porta sullo schermo, questa vergogna americana, con maestria,
dirigendo un Denzel Washington in stato di grazia. Belle le
atmosfere, le ricostruzioni d'epoca, i pugni di Hurricane sul
ring, il rapporto tra il pugile in carcere e il ragazzo che,
letto il suo libro, lo aiuterà ad avere giustizia. Due
coscienze, due esistenze provate dalla vita e che insieme riprenderanno
questa vita tra le mani.









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Purtroppo,
un neo viene dal solito e americanissimo "politically correct".
Si evita di calcare la mano contro un sistema razziale e la
sua ingiustizia per ridurre la causa delle disgrazie di Rubin
Carter all'odio di un poliziotto bianco nei suoi confronti.
Si evita di mostrare la presa di coscienza politica di Carter.
Il grande movimento di opinione che gridò la sua innocenza
nel '75 si vede appena.







Il
problema razziale che aveva infiammato le piazze e i ghetti
neri negli anni '60, che aveva portato all'assassinio di Malcom
X e Luther King, che avrebbe mostrato il pugno guantato delle
Pantere Nere, rimane sfocato sullo sfondo o visibile nel passaggio
veloce a un notiziaro televisivo. E pensare che Rubin "Hurricane"
Carter di quei giorni era stato uno scomodo protagonista,
tanto da dichiarare "Avevano ucciso Malcom X, due anni
dopo avrebbe fatto la stessa fine Martin Luther King. Fossi
stato fuori non credo l'avrei fatta franca: in qualche modo
avrebbero ucciso anche me". Il caso venne riaperto più
volte durante la detenzione di Ruby, ma la corte del New Jersey
gli diede sempre torto, confermando le sue condanne ( tre ergastoli).
Dopo vent'anni di detenzione, un altro processo in appello venne presentato
alla corte federale, con nuove prove raccolte. Il giudice riconobbe l'innocenza
di Rubin, sottolineando che le precendebti condanne erano state viziate
dall'odio razziale che imperava in quegli anni in America. La sentenza assolse Ruby
Carter con formula piena, facendolo tornare libero dopo vent'anni di carcere.





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